Il figlio del becchino e l’orfana 1: l’inizio blando di un fantasy medioevale pluripremiato
Buonasera cucchiaini 🙂 lo scorso mese sono incappata in un fantasy medioevale pluripremiato di cui in effetti non avevo ancora sentito parlare: “Il figlio del becchino e l’orfana”. Incuriosita, mi sono inoltrata nella lettura con piedi felpati e devo dire di aver trovato una buona lettura sui generis, che risente tanto però dell’essere stata pubblicata divisa in quattro parti …e non come il libro singolo che è ^^””
Nel piattino abbiamo

Il figlio del becchino e l’orfana 1
(Der Totengräbersohn)
Sam Feuerbach
Independently published (15 febbraio 2022)
Pagine 376
€ 12,90 cartaceo flessibile – € 4,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
Tiene per sé il suo segreto… tanto non gli crederebbe nessuno.
L’inizio della serie bestseller, completata, vincitrice del “Deutscher Phantastik Preis” 2018.
Il diciottenne Farin vive nel villaggio medievale di Haufen, Il ragazzo è un emarginato, perché come figlio del becchino è deriso e maltrattato dagli altri abitanti del villaggio. Eppure, la sua unica scelta è apprendere il mestiere del padre, sempre più vittima dell’alcol. Le cose cambiano senza preavviso per Farin quando muore la strega del villaggio e lui la prepara per il funerale. Perché la strega porta un misterioso amuleto al collo e Farin non riesce a resistere alla tentazione di indossare il gioiello..
4 TAZZINE, una bella lettura
“Il figlio del becchino e l’orfana” è un romanzo che accosta bene uno stile di scrittura molto scanzonatorio a una componente fantasy vecchio stile, risultando molto scorrevole. Soffre, come dicevo, dell’essere un libro unico diviso in 4 ed è evidente che la “vera ciccia” arriverà nei volumi successivi. Ha il merito però di non essere il classico libro introduttivo di una saga, perché fortunatamente la storia parte subito senza esagerati preamboli.
Ambientato in un paesino medioevale rurale, dove le voci corrono più veloci del vento, il libro narra in primis le vicende di Farin, il figlio del becchino. Questo appellativo lo marchia agli occhi dei compaesani, che lo trattano con disprezzo, considerandolo una figura portatrice di sfortuna. Nessuno parla volentieri con lui, e lo sguardo della gente è pieno di disgusto. Tuttavia, è proprio durante il suo mestiere che Farin si imbatte in qualcosa che gli cambierà la vita: mentre lava il corpo di una defunta, nota al suo collo un medaglione misterioso, apparso improvvisamente e che in qualche modo si ritroverà addosso senza possibilità di toglierlo.
Da quel momento in poi, una serie di eventi macabri sconvolge l’esistenza di Farin. L’arrivo di un inquietante individuo e successivamente di un cavaliere misterioso accende in lui la scintilla della possibilità di un’altra vita, spingendolo anche a voler scoprire la verità sulla defunta e il medaglione.
Ho apprezzato “Schifo”, una figura enigmatica che si potrebbe amare o odiare, che sembra rappresentare quella voce interiore che indica quale strada seguire o evitare.
Dall’altro lato della storia c’è Aross, un’orfana che vive in un orfanotrofio dove subisce maltrattamenti continui da parte della direttrice. La ragazza è vittima di abusi fisici e psicologici, e arriva quasi alla morte. Nonostante tutto, Aross, soprannominata “la regina dei ratti”, dimostra una grande forza d’animo e coraggio, fino a che una figura misteriosa non la aiuta a fuggire da quel luogo di dolore. Sebbene le due vicende sembrino inizialmente separate, piccoli dettagli suggeriscono che i destini di Farin e Aross finiranno per incrociarsi.
Il romanzo ci immerge in un’ambientazione fantasy medievale, popolata da cavalieri, misteri antichi e segreti nascosti nelle mura di un castello. Vi sono elementi di rituali e culti, con una simbologia che rimanda a demoni ancestrali pronti a risvegliarsi per ottenere potere.
Lo stile narrativo è diretto e scorrevole, quasi colloquiale, il che rende la lettura leggera. L’autore non si perde in lunghe descrizioni, ma si concentra su dialoghi scanzonati e sulle situazioni paradossali che i protagonisti si trovano a vivere. C’è una comicità sottile che pervade tutto il romanzo, e spesso ci si trova a sorridere delle piccole disavventure dei personaggi, anche nei momenti più difficili. Le tematiche trattate, a volte esplicite e cruente, emergono attraverso il comportamento dei personaggi, alcuni dei quali ammetto che hanno tratti un po’ psicopatici.
Il libro termina senza che ci sia stata una reale azione, ma gli eventi sono stati interessanti. Ora non mi resta che proseguire la lettura del secondo volume 🙂